lunedì 10 dicembre 2007

Dalle tasse al caro vita, ecco i tarli dell'economia italiana


Il nostro Paese si trova a convivere con una serie di problemi economici che l’attuale governo, attraverso la finanziaria, intende fronteggiare.
Il principale obiettivo della manovra è la riduzione dell’enorme debito pubblico, che in parte verrà risanato con il tesoretto da 7,1 miliardi di euro ottenuto con l’extragettito fiscale. Attraverso tale operazione il debito pubblico scenderà al 105% entro la fine di quest’anno e al 103,5% entro il 2008. Proprio la scorsa settimana il commissario europeo per gli Affari Economici, Joaquin Almunia, ha invitato il governo italiano a “usare le entrate aggiuntive per un ulteriore consolidamento di bilancio”, dato che il nostro Paese attualmente ha “il livello di debito più alto d’Europa”.
Con la manovra finanziaria del 2008, un miglioramento dovrebbe riscontrarsi anche nell’attività imprenditoriale, grazie alla riduzione dell’IRAP. Il problema dell’eccessiva tassazione, però, non colpisce solo le imprese, ma grava anche sui lavoratori: secondo uno studio della Banca Centrale Europea dello scorso aprile, in Italia ad essere particolarmente pesante è il cuneo fiscale e contributivo. Esso rappresenta quasi la metà della pressione fiscale complessiva, precisamente il 31,8%, di cui il 24,9% a carico delle imprese e il 6,9% sui lavoratori. L'altra metà è composta da tasse sul reddito e sui consumi.
Un altro grande problema economico dell’Italia è rappresentato dai cartelli assicurativi e bancari: la situazione di trust ostacola la concorrenza ed è la causa dei prezzi altissimi dei servizi offerti.
Ad indebolire la concorrenza è anche il corporativismo che caratterizza diverse categorie di professionisti, cui si oppone il decreto Bersani dello scorso febbraio: scarsa competizione, debole spinta all’innovazione, prezzi più alti per i consumatori e scadente qualità delle prestazioni sono i risultati di una politica basata su un’eccessiva regolamentazione nei servizi professionali.
Infine, un altro problema all’ordine del giorno, oggetto di discussioni e polemiche sia nel mondo politico sia in quello economico, è il costo della vita: i salari troppo bassi sono del tutto sproporzionati rispetto al prezzo dei beni di prima necessità (pane e latte primi fra tutti), che lievitano a causa di una catena di intermediari frapposta tra produttore e consumatore. Secondo un'indagine svolta da “Format-Ricerche Di Mercato” sulle abitudini e i comportamenti degli italiani nell'alimentazione, il 24,2% degli intervistati dichiara di avere problemi economici con cui fare i conti quando va al supermercato. È una tendenza in aumento soprattutto per quanto riguarda le famiglie numerose, gli anziani, i giovani e i residenti nelle grandi aree metropolitane.

Fonte: corso di Politica Economica (LUMSA), prof. Gentiloni, a.a. 2007/2008

1 commento:

Tristan Rever ha detto...

Hai proprio ragione Chiara... mi chiedo sempre come mai se i prezzi di ogni genere di consumo si alzano, gli stipendi non fanno altrettanto...ed è bello vedere che c'è qualche giovane che ancora s'interessa alle questioni politiche ed economiche del paese e non chiude la discussione con un secco "Il paese fa schifo, non me ne frega nulla, non andrò a votare...", ma da un'interpretazione critica della situazione attuale. Veramente sorpreso in positivo dal tuo blog. Un abbraccio
Tristan Rever
PS: se ti va di salutare:
http://tristanrever.blogspot.com/